Ora la parola al Presidente federale Gravina. Il presidente della FIGC, protagonista di un’estate bollente a causa delle improvvise dimissioni di Roberto Mancini, da la sua versione dei fatti. Si sfoga in una lunga intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, nella quale definisce superficiali le motivaizoni dell’addio di Mancini e non le risparmia neanche nei confronti di De Laurentiis, circa il suo comportamento prima dell’ingaggio di Spalletti da parte della Federcalcio.
SU MANCINI
Gravina ha raccontato i retroscena delle dimissioni di Mancini, arrivate due giorni prima di Ferragosto: “Roberto non mi ha mai detto che voleva andarsene. È stato un fulmine a ciel sereno. Ho sentito parlare di dimissioni per la prima volta dalla moglie, Silvia Fortini, che è il suo avvocato, il giorno prima che arrivasse negli uffici della Federcalcio una pec formale. Considerati i rapporti personali avrei apprezzato di più se Mancini mi avesse espresso la sua volontà guardandomi negli occhi. Ho ricevuto un messaggio l’8 agosto, sempre dal suo avvocato, in cui manifestava il disagio sulla clausola di uscita nel caso non ci fossimo qualificati per l’Europeo. Niente altro”. Il presidente federale, poi, nega contrasti con Mancini sullo staff: “Solo Evani, che non ha accettato un altro ruolo, era uscito. Peraltro, stiamo parlando di un allenatore che faceva parte degli organici federali ed è entrato prima di Roberto. Gli altri sono rimasti. Lombardo e Nuciari, che avevano altri incarichi, sarebbero tornati a Coverciano nei giorni di Nazionale. E abbiamo rafforzato il gruppo con Barzagli e Gagliardi indicati da lui. Non rinnego il rapporto di amicizia con Roberto, che ha sempre dimostrato stile. Spero riveda la sua posizione. Andrà in Arabia? Leggo, come tutti. A me non ha detto niente. Se fosse così avrebbe potuto parlarmene. Se andasse in Arabia sarà lui a spiegare le ragioni della sua scelta”.