Ripercorriamo uno dei momenti più significativi della storia da calciatore di David Beckham, quando nel giro di pochi mesi, da assoluta star del Manchester United, si ritrovò ad essere il bersaglio della stampa ed il capro espiatorio della nazionale inglese.
L’episodio risale a Francia 1998, quando un fallo di reazione contro l’Argentina gli costò l’eliminazione dalla competizione alla nazionale inglese. L’episodio è stato ripercorso con dovizia di particolari nella miniserie targata Netflix. Ma facciamo un passo indietro, nell’annata 1995-1996, Beckham faceva il suo debutto in Premier League con il Manchester United: giocava quattro volte per lo United in campionato quella stagione, mancando di un solo punto un terzo titolo di Premier League consecutivo.
Il manager Sir Alex Ferguson aveva molta fiducia in lui e il calciatore inglese divenne poco a poco un giocatore rivelazione per la squadra. Con il Manchester United vince il titolo di Premier League e la FACup nella stessa stagione, segnando il gol della vittoria in semifinale contro il Chelsea e fornendo l’assist per il gol di Eric Cantona nella finale di FA Cup. All’inizio della stagione 1996-97, a Beckham fu assegnata la maglia numero 10, e nell’annata successiva, Beckham divenne un giocatore costantemente titolare e fu votato Giovane Calciatore dell’Anno dalla PFA (Professional Footballers’ Association).
Nella stagione 1997-98 il clamore attorno alla sua storia viene acuito dalla conoscenza di quella che sarà la madre dei suoi figli: la cantante pop delle Spice Girls Victoria, innamorandosene a prima vista.
Beckham esordiva poco dopo con la nazionale inglese il primo settembre del 1996, in una gara che l’Inghilterra vince 3-0 contro la Moldavia, valevole per la qualificazione ai mondiali 1998. Da quel momento in poi gioca tutte le gare della qualificazione, fino al tormentato Mondiale 1998 che inizia male per il centrocampista. Il ct Hoddle è convinto che non sia del tutto concentrato sulla competizione e lo sia di più sul suo rapporto sentimentale, tant’è che nelle prime gare non viene schierato come titolare, sollevando non poche critiche da parte dei supporter.
Con Darren Anderton a ricoprire lo stesso ruolo e reduce da importanti stagioni al Tottenham, il CT si sente più sicuro e decide di non schierarlo da titolare contro la Tunisia e contro la Romania, partite che l’Inghilterra vince 2-0 e perde 2-1. Il 26 giugno 1998 l’Inghilterra, quindi, si gioca la partita da dentro o fuori e l’avversario è la Colombia di Carlos Valderrama. Hoddle ha esaurito i dubbi riposti in Beckham e decide di schierarlo accanto ad Anderton, a supporto di un attacco che recita Michael Owen e Alan Shearer, con Paul Scholes a supporto. Dinanzi a 41.000 spettatori allo Stade Bollaert-Delesis, l’Inghilterra regola subito la pratica grazie proprio a quelli che Hoddle riteneva essere due doppioni: al 20’ il primo gol è di Anderton e al 29’ ci pensa Beckham ad archiviare la gara con il suo primo gol con la Nazionale.
Con questa rete David Beckham torna titolare, e affronta l’Argentina di Daniel Passarella (e di molti giocatori che militano nel campionato italiano quali Javier Zanetti, Gabriel Batistuta, Diego Simeone, Ariel Ortega e Juan Sebastian Veron ed Hernan Crespo che siede in panchina). Gara giocata ad altissimo ritmo, ricca di gol nel primo tempo. Batistuta apre le ostilità al 6’ su calcio di rigore, dopo che Diego Simeone aveva subito fallo da David Seaman, l’estremo difensore anglosassone. Passano appena quattro minuti per il pareggio, firmato di nuovo su calcio rigore da Alan Shearer e guadagnato da Owen per un fallo di Ayala. L’Inghilterra a questo punto ribalta la situazione con Owen, che al 16’ trova il 2-1, al quale replica Zanetti nei minuti di recupero. Nel secondo tempo Beckham commette una sciocchezza imperdonabile. La dinamica è la seguente: Diego Simeone lo contrasta centrocampo, cadono entrambi e il centrocampista dell’Inter finisce per appoggiarsi alla schiena dell’avversario per attutire la caduta. Nel farlo, però, alza subito la mano destra per scusarsi, per dichiarare involontario il suo gesto. Beckham non ci sta e nel momento in cui Simeone prova a rialzarsi lo colpisce col tacco della scarpa destra sbilanciandolo proprio sotto gli occhi dell’arbitro. L’esito è inevitabile: cartellino rosso diretto, Beckham lascia la sua squadra in 10 in un momento cruciale della gara.
La partita scivola ai rigori, dove gli inglesi sbagliano con Paul Ince e David Batty, tornando a casa delusi. Le critiche sono tutte per lo Spice Boy, per il quale viene chiesta la radiazione dalla Nazionale, dopo appena poche presenze. È il periodo più buio per Beckham, che dopo essersi riuscito a scrollare di dosso i dubbi che Hoddle aveva sulla sua condizione mentale e dopo aver trovato il gol che aveva trascinato la sua nazionale agli ottavi, ora era indicato come il capro espiatorio dell’eliminazione. Un anno dopo, in un’intervista concessa da Simeone, proprio l’interista ammise, però, che aveva accentuato di molto la caduta per far sì che l’arbitro potesse espellere Beckham: “Sicuramente la mia caduta ha trasformato un cartellino giallo in rosso. A essere onesti, non fu un calcio violento, ma solo un calcetto da dietro, forse istintivo. Lasciandomi cadere ho sicuramente indotto l’arbitro a estrarre il cartellino rosso”. Nella serie Netflix Victoria Beckham ha affermato che la reazione negativa che David Beckham ha ricevuto dopo il cartellino rosso nella Coppa del Mondo del 1998 in Francia lo ha lasciato “clinicamente depresso”. Effettivamente la reazione dell’opinione pubblica fu decisamente devastante per l’umore dello “Spice Boy”. Fu letteralmente scaricato da tutti: in primis dal ct Hoddle che non esitó a condannare il gesto di Beckham già nelle immediate conferenze stampa post gara, definendo inaccettabile il comportamento del calciatore. La questione destó talmente tanto clamore che addirittura il Primo Ministro inglese pro-tempore Tony Blair fu chiamato ad esprimersi, imputando di fatto l’uscita alla condotta del capitano. Fu probabilmente l’estate più difficile per il calciatore che fu criticato contemporaneamente da tifosi, stampa, colleghi e politici.