Daniele De Rossi, tutti i motivi di un divorzio inaspettato

18 Settembre 2024 alle 15:05

Lasciato solo dalla società, abbandonato, costretto a comunicare davanti a tutti anche su temi che non gli competevano direttamente: scelte di mercato (gli arrivi dei giocatori selezionati dal direttore sportivo Florent Ghisolfi), contrattuali (la cessione/non cessione di Paulo Dybala), e punitive (l’esclusione di Nicola Zalewski dalla prima squadra per aver rifiutato di essere venduto e di rinnovare il contratto). La Roma dei Friedkin, tornata dai loro affari nella Capitale all’indomani del pareggio della squadra contro il Genoa a Marassi, ha scelto questa mattina di comunicare l’esonero di Daniele De Rossi. Una notizia inaspettata, che arriva dopo appena quattro giornate di Serie A. Una figura chiave che ha sancito l’addio è quella di Lina Souloukou. Se è vero che in campionato il rendimento della squadra è il peggiore tra quello delle grandi con tre pareggi e una sconfitta, non può essere stato soltanto il lato sportivo ad aver influenzato la proprietà. Una pazienza che non può esaurirsi dopo appena un mese di campionato, a maggior ragione qualche tempo dopo aver proposto a DDR un contratto triennale a due milioni e mezzo. Si vociferava di rapporti tesi tra l’allenatore e la CEO Lina Souloukou (anche se l’ex capitano della Roma aveva smentito un litigio precedente a Roma Empoli), e delle divergenze sulla gestione squadra. Una relazione consumatosi in breve tempo, a partire dal mese di agosto. Non correva buon sangue tra la ormai silente plenipotenziaria di Trigoria a cui padre e figlio Friedkin hanno affidato la gestione della squadra e l’allenatore, che ha subìto una squadra costruita in ritardo (due acquisti tra gli svincolati a fine mercato e la maggior parte degli arrivi ad agosto), un mercato dal quale è stato escluso, guidato dai dettami economici dell’azienda, e dalle costose e dubbie scelte del neo direttore sportivo francese che i tifosi non hanno mai riconosciuto. E forse a pesare è stato anche il suo rapporto con i calciatori, molti dei quali (Bryan Cristante, Lorenzo Pellegrini, Leandro Paredes) aveva conosciuto sotto la veste di compagni, esclusi o criticati in più fasi in questo avvio di campionato. Non c’è da sorprendersi poi, che dopo un ritiro programmato in ritardo, vissuto in parte sotto il caldo di Trigoria e in assenza dei titolari, il gruppo non si sia mai amalgamato. Per ora la piazza è sconvolta, in cuor loro i tifosi sanno che la breve esperienza con Daniele De Rossi, culminata con una fine ingiusta, non sarà l’unica. Un’altra bandiera è stata ammainata da una proprietà straniera, la stessa che vuole Francesco Totti in società. I fondi stranieri non hanno mai rispetto della storia del club, lampante l’esempio del Milan con  Paolo Maldini cacciato da Gerry Cardinale in persona.

di Cristiano Mezzi
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