Juventus, Fagioli racconta il suo calvario

26 Novembre 2024 alle 17:12

Il centrocampista piacentino classe 2001 Nicolò Fagioli è tornato in campo qualche mese fa dopo la lunga squalifica legata allo scandalo scommesse, riconquistando la Nazionale Azzurra e un posto nella mediana bianconera. Ma l’esperienza gli è rimasta sulla pelle e un documentario prodotto da Amazon Prime dal titolo “Fragile” racconta il brutto periodo passato dal ragazzo e da chi gli è stato accanto. A iniziare il racconto è proprio Laura, la mamma: “Mi ha chiamato dicendomi ci fosse la Polizia sotto a casa ma che non sapeva il motivo”. Prende la parola il calciatore, subito dopo: “La mattina suona il campanello e vedo la polizia fuori in borghese che voleva parlarmiHo chiamato mia mamma….Sapevo di avere una malattia, ma non volevo ammetterlo a me stesso perché volevo nasconderlo alle altre persone”. Dopo comincia il dettagliato racconto di come si è avvicinato al gioco e alla ludopatia: “Ho iniziato a giocare qualche scommessa con gli amici quando avevo 16 anni . Era un modo stupido per passare il tempo. Negli anni è peggiorata perché ha iniziato a essere sempre più frequente perché poi mi alzavo con la voglia di andare a scommettere. In U23 ho iniziato a giocare più soldi del normale. All’inizio non giocavo per vincere soldi ma per l’adrenalina che mi dava. Quando ero alla Cremonese avevo preso il Covid e mi era durato 25 giorni e stavo molto tempo in casa. In quel periodo era diventato tutto automatico farlo, ho iniziato a capire che potevo avere qualche problema. Sono andato al SERT per parlare con qualcuno che si occupasse di gioco d’azzardo per due o tre volte, ma non mi sembrava molto utile a me stesso. Pensavo di non aver bisogno di persone specializzate per uscire da questa cosa. Ho iniziato a capire che poteva esserci qualcosa di pesante nei miei confronti a settembre del 2022, nella stagione in cui sono tornato alla Juve dalla Cremonese. Continuavo a sfuggire dai problemi e anche le somme che scommettevo erano sempre più grandi così come i problemi. Non volevo ammetterlo a me stesso e sono andato avanti 6-7 mesi. Ogni tanto vincevo ma ripagavo quel che perdevo. Nel momento più brutto facevo anche 12-13 ore attaccato al telefono, non me ne accorgevo proprio. Sembrava una bolla con me stesso, mi parlavano e dopo un’ora mi ero scordato cosa mi avevano chiesto o detto”. Il regista spiega anche perché secondo lui è caduto nella trappola della ludopatia, nonostante sia un giovane che ha tutto: “Noi calciatori dopo l’allenamento abbiamo tanto tempo libero e io l’ho occupato nel modo sbagliato. Penso sia questo il motivo per cui sono caduto in questa malattia”. Toccante il racconto della fidanzata Giulia, ricordando quei giorni nefasti: “Stava sempre al telefono, gli chiedevo cosa stesse facendo e lui mi allontanavaHo subito pensato potessero a scrivergli ad altre ragazze. Poi una mattina apro la porta e mi trovo la Polizia. ‘Possiamo parlare davanti a lei?’ chiesero. Io ero pietrificata. Mi danno questo foglio dove c’era scritto che Nicolò era indagato per gioco d’azzardo in siti illegali, tirano fuori il mandato che vogliono guardarmi il telefono. Non me ne aveva mai parlato di essere vittima di estorsione e minacce. Mi si è aperto un mondo che prima non conoscevo. Gli ho chiesto sempre più assiduamente di parlarmi e di raccontarmi tutto quel che stava succedendo. Lui mi diceva di aver paura anche soltanto girando per strada”. Commosso il ricordo di papà Marco: “Sembrava un delinquente. Non si parlava d’altro che di lui nei primi 15 giorni, sui telegiornali, Corona… Io l’ho scoperto alle 6 del mattino che mi è arrivato il primo messaggio. Dalle 7 in poi è stato un calvario e ho pensato fosse la fine della sua carriera”. Poi ancora la mamma Laura“Mi accorgevo che Nicolò mi diceva qualche bugia. Da mamma facevo fatica ad affrontare il problema perché poi nasceva subito uno screzio e mi diceva che non sarebbe più tornato a casa”. E ancora la fidanzata“In quel momento era da solo e mi sono sentita in dovere di stargli accanto. I primi giorni non voleva alzarsi da letto e gli portavo la cena in camera perché non voleva nemmeno mangiare”. Nel documentario anche le parole di alcuni dei compagni di squadra, come Manuel Locatelli: “Penso che Nico ci abbia mentito tantissime volte. Quando analizzi tutto noti e ti vengono i comportamenti che aveva. Arrivava al mattino con le occhiaie e diceva di non riuscire a dormire, invece poi abbiamo scoperto che stava in piedi per giocare”. E qui Nicolò Fagioli ha raccontato: “Ci sono stati dei periodi che giocavo la notte e stavo sveglio. Cercavo di non farlo vedere, stavo da solo per cercare concentrazione. La scommessa più alta che ho fatto è di 10mila euro, ma non era tanto quello piuttosto la frequenza. Giorni, settimane, mesi e diventava sempre di più. La somma precisa non la so, ma si parla di centinaia di migliaia di euro. Non potevo più andare avanti perché dovevo giocare a calcio per ripagare queste cose”. L’atleta ricorda con tristezza anche le minacce ricevute: “Mi avevano scritto ti spezziamo le gambe prima di andare a Siviglia. Non giocherai in quella partita. Non potevo nemmeno dire chi era a minacciarmi perché non li conoscevo, ed è brutto”. Nel periodo buio, la luce è stata la mano tesa dalla Juventus con il rinnovo e soprattutto il calore della famiglia.

di Cristiano Mezzi
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