Mourinho: le tappe dello strappo con la Roma
Con la sconfitta contro il Milan si chiudono i due anni e mezzo del portoghese sulla panchina giallorossa. Alla fine, José Mourinho è stato esonerato dalla Roma: una decisione importante e pesante che arriva al termine di un ultimo periodo altalenante sulla panchina della Roma. “Necessario un cambiamento immediato”, recita la nota del club giallorossa che dà notizia della fine dell’avventura romana del portoghese. Aggiunge, però, un accenno preciso a quello che è stato il valore della sua esperienza nella capitale: “Conserveremo per sempre grandi ricordi della sua gestione”.
Mourinho con la Roma ha comunque ottenuto risultati importanti. Ha guidato la Roma in 138 occasioni: 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte rimediate in due anni e mezzo. Ha portato a casa una Conference League ed ha raggiunto una finale di Europa League. Ma vediamo adesso quali possono essere stati i motivi che hanno portato Mourinho verso l’esonero, motivi sia di carattere sportivo, sia legati al mercato, sia a problemi con lo spogliatoio.
1) RISULTATI SPORTIVI DELUDENTI
Il primo motivo che ha portato Mourinho fuori dalla Roma è, innanzitutto, l’aspetto sportivo. Belotti aveva rappresentato al meglio la situazione dopo la sconfitta contro il Milan nell’ultimo turno di campionato: “Abbiamo toccato il fondo una squadra così non merita questa classifica”. La sconfitta contro i rossoneri è stata preceduta da quella contro la Lazio, ai quarti di Coppa Italia. Sconfitta pesante anche questa, in primo luogo perchè trattasi di un derby, e poi perché ha certificato l’uscita dei giallorossi dall’ ambita competizione. Alla Roma rimane solo un unico trofeo in questa stagione, ossia l’Europa League. In campionato la Roma è nona, a – 5 punti dalla Fiorentina quarta e dalla zona Champions.
2) LO STRAPPO CON LO SPOGLIATOIO
Inoltre, un altro fattore determinante dell’esonero di Mourinho è stato il rapporto con i calciatori e con lo spogliatoio. “Io sono il più professionale, l’unico che c’è sempre stato e che non ha mai saltato un allenamento”. Poi ha aggiunto: “Ho fatto una riunone molto dura con alcuni giocatori, alla quale hanno partecipato in pochi. Qui c’è qualche giocatore che non fa il suo dovere e che mi tradisce”. Queste le dichiarazioni rilasciate prima della partita contro il Milan, e dopo il derby perso contro la Lazio. Sono dichiarazioni di un allenatore che pareva presagire il suo addio, che infatti è arrivato subito dopo, e di un allenatore che aveva problemi negli spogliatoi con qualche giocatore. Si era rotto il rapporto con la squadra, alcuni giocatori non vedevano più in Mourinho un leader carismatico.
3) MALCONTENTO SUL MERCATO
Sempre nella conferenza stampa post gara Lazio-Roma di Coppa Italia, il tecnico giallorosso parlava del problema di mercato che aveva la società giallorossa, dovuto alle forti limitazioni del Fair Play finnaziario. “La Roma non è come il Manchester City o il Real Madrid o il Liverpool, che hanno rincalzi ovunque”. Josè parlava di una squadra fortemente limitata nel suo organico: “Alla Roma non ci sono altri giocatori sostituti quando non gioca Smalling, Renato Sanches o Dybala”. La Roma, dunque, era vista da Mourinho come una squadra fortemente limitata e ciò non è piaciuto ai Friedkin.
4) L’ADDIO DI TIAGO PINTO
Le dimissioni di Pinto, che è andato via dalla Roma “per aver concluso un ciclo”, e che riteneva di non poter dare più nulla al club giallorosso, avevano scoraggiato anche Mourinho, che con il general manager connazionale aveva un grande dialogo e un’ ottima intesa. Forse Mourinho non aveva altri appoggi per poter farsi comprare giocatori che desiderava per rinforzare la squadra. Una squadra che ha sempre considerato di un livello inferiore rispetto a Milan, Juve e Inter.
5) LE POLEMICHE CON GLI ARBITRI
Infine, un altra causa dell’esonero di Mourinho potrebbe ravvisarsi nell’imbarazzo provocato alla società dopo le continue polemiche contro la classe arbitrale. Dichiarazioni altisonanti e spesso offensive. Ricordiamo, su tutte, la polemica con l’arbitro Chiffi. Queste le parole dette da Mourinho al termine della conferenza stampa del post gara di Monza-Roma il 3 maggio scorso. Su Chiffi: “Il peggior arbitro che ho avuto in carriera e ne ho avuto tanti di scarsi. Io penso che l’arbitro non ha avuto grandi influenze sul risultato, ma è dura giocare con lui: tecnicamente orribile, dal punto di vista umano non è empatico, non crea rapporto con nessuno, dà un rosso a un giocatore che scivola perché è stanco all’ultimo minuto. Doveva dare un rosso, va a casa frustrato perché non dà il rosso a me perché non gli ho dato l’opportunità. È un po’ il limite di questa squadra: non abbiamo la forza che hanno altre società di dire ‘questo arbitro non lo vogliamo’, io ho finito di allenare a venti-trenta minuti dalla fine perché sapevo che altrimenti mi avrebbe espulso”. José Mourinho fu squalificato per 10 giorni a decorrere dalla 1^ giornata di questo campionato di Serie A, ed è stato anche sanzionato con un’ammenda di 50 mila euro. Analoga multa di 50 mila euro anche al club giallorosso, per responsabilità oggettiva. Il club non l’avrebbe presa bene. Ma la storia con gli arbitri non finisce qui. Nella conferenza stampa del 2 dicembre 2023, alla vigilia del match Sassuolo-Roma, il tecnico si rivolse offensivamente contro l’arbitro che avrebbe diretto la gara, Matteo Marcenaro, e definì Berardi un giocatore che “fa troppo per destabilizzare gli avversari, prendere in giro, prendere rigori inesistenti”. Anche in quel caso non è finita bene. 2o mila euro di ammenda a testa per Mourinho e per la società. Ultima defaillance, la frecciata a Massimo Mauro per quanto sostenuto dopo Roma-Napoli, a suo giudizio non imparziale nei commenti. Tutti segnali di insofferenza che non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco, mettendo sempre più in difficoltà la Società sul piano ‘istituzionale’.
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