PADOVANO ASSOLTO DALL’ACCUSA DI TRAFFICO DI DROGA: “HO PERSO 17 ANNI DI VITA”
Comincia una nuova vita per Michele Padovano, l’incubo è finito. In questi lunghi anni gli hanno appiccicato un’etichetta, quella di “trafficante di droga”, che gli ha precluso ogni possibilità. L’ex calciatore che contribuì in maniera importante ai trionfi della Juventus in Champions League e Supercoppa europea nel 1996, vincendo anche uno Scudetto l’anno dopo, è stato assolto ieri da ogni accusa in maniera definitiva dalla Corte d’Appello di Torino, dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza di condanna a 6 anni e 8 mesi di prigione. In un’intervista a “La Repubblica”, racconta le lunghe sofferenze patite in questi anni oscuri, ha perso 17 anni di vita:“Ogni mattina mi svegliavo con l’ossessione, e poi restava sempre con me: fine pena mai. È un miracolo se non impazzisci o non ti ammali di brutto. Il giorno dell’arresto mi bloccarono due volanti. Tutti in borghese. Nessuno parlava, nessuno mi spiegava. Mi portarono subito in caserma a Venaria: le foto segnaletiche, le impronte digitali. Poi mi diedero i trecento fogli dell’ordinanza: Tieni, studia e capirai. Questi sono pazzi, pensai.” La custodia cautelare in carcere durò tre mesi, poi Padovano ottenne i domiciliari, altro momento che non si può dimenticare. Quando sei un calciatore di successo tutti ti cercano, sei pieno di amici, ma quando cadi in disgrazia scopri l’altra faccia della luna, quella nera della solitudine.”Se ho perso tutto? Sì. Ho dovuto vendere quello che avevo, 17 anni sono lunghi” – spiega l’ex calciatore torinese, che lancia un appello per essere aiutato – “Mi sono reinventato, prima ho preso un bar, poi un parco giochi per bambini ma il Covid ci ha fregato. Quando mi arrestarono avevo 38 anni, ero un dirigente del calcio. Ora vorrei che attraverso il lavoro mi venisse restituito un po’ di quello che ho perduto. Sono un uomo di campo e vorrei ricominciare da lì, va bene anche come magazziniere.”
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