Storie, Oronzo Pugliese il “Mago” di Turi!
Oggi ricordiamo Oronzo Pugliese allenatore iconico e soprannominato il “Mago di Turi”. E’ mancato nel 1990 ma il suo ricordo è ancora vivo fra i tifosi giovani (ispirati dal film “L’allenatore nel pallone” con Lino Banfi) e meno giovani. Andiamo a vedere la storia del calciatore, del mister e dell’uomo. Era nato a Turi, un paesino della Puglia in provincia di Bari, il 05/04/1910 e sui campi dell’estrema periferia calcistica aveva consumato una dignitosa carriera di calciatore snodatasi dal 1929 al periodo bellico: Acquaviva Fonti, Casamassima, Benevento, Pro Gioia, Moffetta, Frosinone, Montevarchi, Potenza, SIME Popoli e in fine Siracusa, dove fu decisivo l’incontro con Gipo Viani per attivarne l’istinto di allenatore. Veniva definito “vulcanico“, termine in voga nel calcio di qualche decennio fa e del tutto appropriato ad abbracciarne il torrenziale eloquio, quasi sempre a ugola spiegata, così come il frenetico agitarsi nel tentativo di convincere l’interlocutore. Un allenatore ideale per caricare la truppa a gettare il cuore oltre l’ostacolo, così come a schierare le pedine col chiodo fisso che già era stato del suo maestro Gipo Viani: i più deboli possono sempre battere i più forti. Avviata col Leonzio dal 1946 al 1952, la sua avventura prosegue a Messinadal 1952 al 1956, con tanto di promozione in B del club giallorosso, poi a Reggio Calabria, dal 1956 al 1958, con un’altra promozione, dalla D alla C. Nel 1958 la prima chiamata al Nord, al Siena, dove lo attende una delusione atroce: porta fino allo spareggio per la promozione in B una squadra di grande grinta, ma nell’atto conclusivo, a Genova contro il Mantova di Edmondo Fabbri(che diventerà “il piccolo Brasile” volando fino alla A) perde di misura, con la maligna convinzione che qualche giocatore si sia venduto la partita. Nel 1961 lo chiama Mimi Rosa Rosa, presidente entusiasta di un Foggia ridotto ai minimi termini. C’è bisogno di entusiasmo e lui è l’uomo giusto. Arringa i giocatori e i tifosi, segue le azioni dei suoi correndo su e giù a fianco della corsia laterale, è un istrione ma anche un ottimo tattico e quel Foggia vola. Lo porta subito in B e poi in due stagioni in A dove diventa personaggio, riuscendo a infliggere un memorabile 3-2 all’Inter del “Mago” Helenio Herrera. E diventa “il mago di Turi” o “il mago dei poveri”, fino a venire insignito, nel 1964, del Seminatore d’Oro, il massimo riconoscimento per un allenatore, coronamento di una carriera ormai quasi ventennale che residua solo un rammarico: non avere la possibilità di allenare un grande club. Ci arriva vicino, però, l’anno dopo, quando Marini Dettino lo chiama alla Roma, che naviga in cattive acque finanziarie. In giallorosso coglie tre dignitosi piazzamenti, prima di venire brutalmente spazzato via dall’arrivo del grande rivale, Helenio Herrera, che lo surclasserà quanto a ingaggio, ma non in fatto di risultati. Da lì, nuove tappe importanti, in A: il Bologna (1968-69), il Bari, tanto desiderato (1969-70), che gli riserva però l’unico esonero della carriera, infine la Fiorentina(1970-71) e ancora il Bologna(1971-72): squadre bisognose dell’aiuto di un allenatore poco forbito, ma in gran sintonia con le battaglie sul fondo della classifica. Ma dopo la salvezza colta in terra emiliana fu ildeclino. Il calcio sembrava non trovare più spazio per un personaggio genuino come lui: Lucchese, Avellino, Termoli, Crotone le ultime tappe. Nel 1980 dovette farsi da parte e la notte del 31/12/1982 durante il brindisi di fine anno un ictus ne spezzò definitivamente la prorompente vitalità, già minata dalla malinconia della disoccupazione. Seguirono anni bui, sulla sedia a rotelle, amorevolmente curato dalla moglie Adelina, incapace di riconoscere amici e ricordi. Se ne andò il 12/03/1990 per arresto cardiocircolatorio e le parole più dolci per lui le ebbe proprio Helenio Herrera, che aveva sempre considerato grande rivale e più volte battuto con le sue squadre tutte grinta.
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