CASO POGBA: LA JUVE VERSO IL DIVORZIO
La “Gazzetta dello Sport” fa i conti in tasca a Pogba e indaga i suoi rapporti con la Juventus dopo la vicenda doping, ennesimo “autogol” del francese in una storia negativa da quando è approdato in bianconero. In seguito alla positività riscontrata dopo il match con l’Udinese i bianconeri potrebbero divorziare dal calciatore, rescindendo il contratto da 10,26 milioni di euro con bonus firmato appena un anno fa. Allo stato attuale la Juve ha già preso provevdimenti nei confronti del calciatore: il suo stipendio è stato sospeso. Paul percepirà il minimo sindacale, che ammonta comunque a più di 42 mila euro. La risoluzione dell’accordo però potrà arrivare soltanto se arriverà la squalifica dopo la conferma della positività. Finora il centrocampista francese ha giocato soltanto 213 minuti in due stagioni. Ed è costato più di 60 mila euro lordi al minuto. 30 milioni invece è la somma che risparmierebbe la Juventus chiudendo il suo contratto.
Ieri il giocatore ha fatto sapere la sua spiegazione sulla positività al testosterone. Durante una vacanza negli Stati Uniti avrebbe preso un integratore a Miami su consiglio di un amico medico. Lo avrebbe fatto di sua iniziativa e senza avvertire la Juventus. Se la storia fosse confermata, Pogba non ci farebbe una gran figura: gli sarebbe bastato leggere il foglietto illustrativo dell’integratore per sapere che non poteva assumerlo se non rischiando una positività. La Gazzetta fa sapere che il francese, sollecitato dai medici bianconeri, ieri ha proprio trovato tra medicinali e pomate alcune confezioni dell’integratore che lo ha reso positivo al testosterone. La sua agente Rafaela Pimenta ha già detto che l’assunzione non è stata intenzionale. Una frase che servirà nel processo sportivo, per evitare il massimo della pena. Ma anche se alla fine la squalifica fosse dimezzata, due anni senza calcio per un trentenne potrebbero significare la fine della carriera ad alti livelli. Pogba rischia fino 4 anni di squalifica nel caso in cui fosse provata, e confermata, una assunzione consapevole del testosterone. Se invece dovesse essere ritenuto colpevole, ma non volontariamente, la squalifica sarebbe inferiore: si andrebbe da un richiamo fino a 2 anni.
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