Milan, Zlatan Ibrahimovic e un fallimento annunciato
L’alba rossonera ha illuso tutti con la tournée americana organizzata per chiari motivi di marketing in piena estate. I grandi cicli sono sempre originati dal ritiro estivo fra le mura amiche di Milanello. La scelta di un allenatore di basso profilo come Paulo Fonseca non è stata capita da nessuno: dopo Stefano Pioli occorreva un profilo di alto livello. Un elemento alla Antonio Conte, Roberto De Zerbi, Thomas Tuchel, Jurgen Klopp per fare qualche nome. Invece è arrivato questo allenatore portoghese dai modi gentili, con uno stipendio (2.5 milioni di euro ndr) fra i più bassi della serie A. Monta il forte sospetto che sia stato messo contratto soprattutto per questo. Ma da chi è stato scelto? Tutte le scelte di mercato sono state coordinate da Zlatan Ibrahimovic e dall’a.d. Giorgio Furlani. Sono state prese decisioni francamente poco comprensibili, in primis la cessione di Pierre Kalulu alla Juventus, cioè a una diretta rivale. Così come mandare via Jan-Carlo Simic non pare sia stata una grande idea, vista la fragilità difensiva. Per non parlare della cessione di Alexis Saelemaekers alla Roma nello scambio con Tammy Abraham. Si è preferito Youssef Fofana, quando con meno soldi si poteva andare su Samuele Ricci o Bryan Cristante per esempio. Il Milan oggi è una squadra senza gioco (colpa diretta del tecnico), senza condizione atletica (colpa dello staff) e soprattutto con una dirigenza assente. Non è normale che a Milanello non si vedano ogni giorno le figure di spicco, Zlatan Ibrahimovic su tutti. Lo svedese si è calato in un ruolo non suo, dove serve apprendistato. Quello che fece per esempio Paolo Maldini con Aranjo Leonardo. L’a.d. Giorgio Furlani è uomo di Paul Singer (quindi attento al bilancio), non ha nessuna esperienza nel calcio e sembra più un tifoso che una persona con competenze specifiche. Paolo Scaroni è assorbito da mille ruoli. In tutto questo colpisce l’arroganza dell’ex attaccante dell’ultimo scudetto ora dirigente che non figura nell’organigramma fra l’altro. Un club come il Milan non può permettersi una figura che risponde in modo sgarbato a una domanda sul suo ruolo preciso nel club (nella fattispecie quella posta da Zvonimir Boban sul suo ruolo ndr). Questa la risposta data all’interlocutore croato: “Quando il leone va via i gatti si avvicinano, quando leone torna i gatti spariscono e non mi riferisco alla squadra. Io sono concentrato sul lavoro, sono sempre presente, sono andato via qualche giorno solo per motivi personali. Il ruolo è semplice: comando io, sono io il boss e gli altri lavorano per me. Si lavora in silenzio”. Forse gli farebbe bene prendere esempio dallo stile di dirigenti quali Giuseppe Marotta e Adriano Galliani. Nel frattempo il progetto tecnico è già tramontato e la cosa più grave è che l’attuale mister ha perso contatto con la squadra e non ha più l’appoggio dei senatori. Schieratisi tutti con Rafael Leao e Theo Hernandez nel caso “cooling break”: otto mesi sono lunghi, Paulo Fonseca pagherà le colpe di altri……
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