Le quattro verità di Cassano e Adani sulla Juve di Allegri
Il secondo ciclo di Allegri alla Juventus ha portato più critiche che trionfi. Nell’ultimo triennio, col tecnico toscano alla guida, i bianconeri non hanno vinto alcun trofeo ma, al tempo stesso, non hanno sfigurato posizionandosi sempre “sul podio” della Serie A. Ciononostante, l’apprezzamento non è unanime. La questione “Allegri” divide tifosi, giornalisti e gli stessi dirigenti della Juventus, al di là delle inevitabili frasi di rassicurazione da parte di Giuntoli. Appare ormai chiaro a tutti che il club sta sondando la disponibilità di altri allenatori da ingaggiare già a partire dalla prossima stagione. Lo stesso allenatore ne è consapevole e il nervosismo che manifesta a più riprese, verso giornalisti così come verso i calciatori (vedasi ultima sfuriata post Juve-Fiorentina),potrebbe celare l’insofferenza verso una situazione societaria che non lo vede più inamovibile. Tra i più accaniti detrattori, si sa, ci sono Cassano e Adani che non perdono occasione per rivolgere il proprio disappunto nei confronti della creatura di Allegri, evidenziandone tutti i limiti. A giudizio di chi scrive, le parole dei due ex calciatori, oggi opinionisti, mettono in luce 4 verità difficili da confutare:
1. Il potenziale della rosa bianconera
La Juventus è stata costruita per vincere e sfoggia campioni di moltissime nazionali. Del resto, non è un caso se il monte ingaggi del club torinese è al primo posto della Serie A. Non si può non sottolineare il peso specifico di senatori come Rabiot, Bremer, Vlahovic, Chiesa, Szczesny, Danilo o dei giovani prospetti di indiscusso talento come Cambiaso, Yildiz, Miretti. Insomma, un buon mix di esperienza e talento. Altro dato che sicuramente accresce in termini relativi il potenziale della rosa nella stagione attuale: l’assenza di impegni nelle coppe europee.
2. La Juve gioca “alla carlona”
Il gioco stenta a decollare, inutile negarlo. Soltanto a tratti è possibile intravedere fluidità e brillantezza nella costruzione delle azioni, e questo è un dato di fatto che, di per sè, non è un punto di debolezza, a patto che si vinca! Quando peró le vittorie non arrivano e gli obiettivi ambiziosi sfumano, l’assenza di prestazioni, per così dire “poco convincenti” legittima tifosi e addetti ai lavori alla critica più aspra.
3. Il 4º posto non è un obiettivo ma un paracadute
La Juventus, per la sua storia e per gli investimenti sostenuti, non puó accontentarsi del 4º posto. Qualcuno prima di Allegri è stato sacrificato in presenza di risultati meno deludenti. C’è poi da chiedersi se, effettivamente, sia stato o meno opportuno in una fase critica come quella che ha vissuto la Juventus, abbassare il tiro e ridimensionare le ambizioni: è ció che è accaduto subito dopo la traumatica sconfitta contro l’Inter.
4. La responsabilità ed il peso di un contratto faraonico
Massimiliano Allegri è legato alla Juventus da un accordo quadriennale che sta costando alla Juventus la cifra monstre di quasi 60 milioni. Parliamo di un contratto da allenatore top in virtù del quale ogni richiesta dovrebbe essere legittima, anche quella di vincere lo scudetto! Allo stesso tempo, la Juventus ha le mani legate: l’ingaggio da riconoscere ad Allegri in caso di esonero è un vincolo che costringe il club a proseguire il rapporto pur di non sprecare soldi.
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