Milan fuori dalla Coppa Italia: analisi di un fallimento
In casa rossonera il clima è cupo in seguito all’eliminazione dalla Coppa Italia contro l’ Atalanta. Stefano Pioli ha già fallito tre obiettivi stagionali: corsa scudetto, Champions League, Coppa Italia. L’allenatore emiliano con ogni probabilità lascerà la panchina in estate, se non prima. Il club è irritato con lo staff tecnico per i tanti infortuni record e soprattutto vede un tecnico che non ha di fatto confermato l’exploit tricolore del 2021/22. Si vuole arrivare insieme a giugno, per poi congedarsi, provando nel frattempo a conquistare un posto nella prossima edizione della Champions League e la finale di Europa League. Stavolta non ci sarà “l’ombrello” della penalizzazione punti che fu inflitta alla Juventus, senza quella situazione il Milan non avrebbe partecipato alla massima rassegna europea per club. La tifoseria è delusa e ferita, giustamente. I tifosi milanisti hanno riempito lo stadio in ogni occasione e tanto amore non è stato ricambiato. Prima di arrivare alla disaffezione la dirigenza ci penserà bene, troppo importanti i ricavi dello stadio. Ma è proprio l’attuale squadra dirigenziale sotto accusa, Joseph Cardinale in testa: come si fa a mandare via un’icona come Paolo Maldini (insieme al fido scudiero Frederic Massara) per “salvare” Stefano Pioli? Forse era necessario fidarsi dell’esperienza dell’ex numero tre, colui che aveva in mano la gestione diretta dello spogliatoio, dell’area mercato e che meglio di tutti aveva capito i limiti del tecnico emiliano. Non gli si poteva imputare l’errore Charles De Ketelaere, il ragazzo era considerato una promessa da mezza Europa. Infatti a Bergamo non è che stia facendo sfracelli. La rivoluzione estiva ha portato in dote giocatori interessanti, ma non di grande livello. L’esempio con l’Inter è impietoso: Marcus Thuram-Luka Jovic. Basta solo questo confronto. Cedere una bandiera come Sandro Tonali è stata mossa impopolare: italiano, milanista, giovane. Non si capisce che competenze abbia l’a.d. Giorgio Furlani per gestire sul mercato una squadra di calcio, che passato ha? Il Milan si sta imbottendo di stranieri, soprattutto francesi fra prima squadra e giovanili, su input di Geoffrey Moncada. Il Milan storicamente nei suoi grandi cicli ha sempre poggiato su una base italiana proveniente dal vivaio. Ieri sera contro l’Atalanta nell’undici inziale c’erano in campo solo Davide Calabria e Matteo Gabbia, venuti su al Vismara. Ci si chiede: perché dare chance allo spagnolo Alejandro Jimenez e non all’italianissimo Davide Bartesaghi? Ma non è solo quello, non piacciono le scelte del mister, sempre avvezzo all’usato sicuro. Ha lanciato i giovani solo perché costretto dagli infortuni in serie. Per dirne un’altra: al momento del k.o. di Matteo Gabbia è entrato il vetusto Simon Kjaer, non era meglio lanciare l’esuberanza di Jan-Carlo Simic? L’esterno offensivo più in forma è Chaka Traoré in questo momento: 90′ per Christian Pulisic ieri sera. Non ci siamo: il Milan deve ripartire, con un altro allenatore e magari con altre figure dirigenziali.
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