Italia, il bilancio dopo la Nations League: bicchiere mezzo vuoto?
La sconfitta di ieri sera con la Francia non se l’aspettava nessuno, si respirava grande entusiasmo nella comitiva azzurra dopo il sacco di Bruxelles. La rete di Tonali aveva illuso tutti, la vittoria transalpina riporta l’ambiente con i piedi per terra. E’ vero che gli avversari sono andati in rete grazie agli sviluppi di situazioni su palla inattiva e non con azioni manovrate, ma gli azzurri non sono stati capaci recuperare la situazione retrocedendo al secondo posto. Nella ripartenza azzurra dopo il fallimentare campionato europeo avevano contato molto le intuizioni del c.t. Spalletti. Ieri sera però ancora una volta, il selezionatore s è incartato su alcune scelte difficili da capire, come fu durante la rassegna continentale. Ha schierato un centrocampista faticatore come Barella a supporto dell’unica punta Retegui: non era più logico mettere in trequartista di ruolo come Maldini Jr, soprattutto dopo averlo paragonato a Sinner? In mezzo al campo è stato schierato Locatelli, giocatore involuto ormai da tempo: perché non il Rovella visto contro il Belgio? La difesa a tre è inderogabile, con tutti gli esterni a disposizione? L’Italia sembra perfetta per il 4-3-3 proprio per l’abbondanza delle ali offensive. Qualche nome? Facile: Zaniolo, Politano, Berardi, Maldini Jr stesso, Orsolini, Zaccagni, Raspadori, Chiesa, Colpani, Oristanio, Gnonto. Infine, andrebbero ampliate le scelte alla voce centravanti, non si può vivere solo di Kean e Retegui. Gli attaccanti non mancano e meritano una chance i vari Lucca, Cutrone, Francesco Pio Esposito, Camarda (altrove a 16 anni giocano già in nazionale), Piccoli, Pellegri, Colombo, Pinamonti. La preoccupazione maggiore riguarda il pass per i mondiali del 2026: la nazionale azzurra è in mano al c,t. giusto? Questa è la domanda delicata che in Figc dovrebbero farsi atteso che sia Gravina sia Spalletti avrebbero dovuto dimettersi subito dopo l’uscita dagli europei. Come fecero Tavecchio e Lippi dopo il fallimento al mondiale 2010: altri uomini, altri tempi.
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