Juve, Giuntoli “tagliatore di teste”: strategia giusta?

23 Marzo 2025 alle 22:11

Thiago Motta è stato sollevato dalla panchina della Juventus. Ancora una volta, Cristiano Giuntoli ha agito da decisionista ed ha scaricato la responsabilità del fallimento sportivo unicamente sull’ allenatore, a distanza di meno di un anno dalla separazione con Massimiliano Allegri, anch’essa decisa dal direttore tecnico del club bianconero. Una decisione che, stando a quanto si apprende dalle indiscrezioni della Gazzetta dello Sport,  è maturata a valle di un acceso colloquio con tra l’allenatore uscente e Giuntoli, non terminato nel migliore dei modi. Ma soprattutto, una decisione contraddittoria rispetto alle dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo post Fiorentina-Juventus.

In quella circostanza il direttore (il quale veniva interpellato sulla possibilità di continuare con Thiago Motta) affermava la volontà di continuare con lui alla guida. Dichiarazioni rivelatesi inopportune, visto il determinarsi degli eventi: a distanza di una settimana, sul banco degli imputati è finito proprio Thiago Motta.

Una scelta che, come spesso accade nel calcio moderno, è fuorviante rispetto al progetto intrapreso in estate, in cui la dirigenza bianconera avviava un nuovo corso dopo una pianificazione attenta, puntuale e lucida ed in una prospettiva (si suppone) pluriennale. Evidentemente, il piano ideato dalla dirigenza era molto debole, tant’è che a 9 partite dal termine della stagione e a -2 dalla zona Champions, l’erede designato di Allegri è stato prontamente sacrificato ed accompagnato alla porta.

Ma siamo sicuri che sia Thiago Motta l’unico responsabile interno della fallimentare stagione bianconera? Proviamo a riflettere e a ricercare le responsabilità anche altrove, magari riavvolgendo il nastro di qualche mese.

Sarebbe infatti tempo di bilanci anche per Giuntoli: l’ex Napoli è arrivato a Torino tre anni fa con il furore di popolo e forte di uno scudetto vinto grazie ai meriti di Spalletti. Nel corso del triennio alla Juventus non ha inciso sotto l’aspetto sportivo, non ha inciso sotto il profilo del mercato, non ha inciso sotto il profilo del risanamento finanziario. Se da un lato gli va riconosciuta la capacità e la personalità di “svecchiare” la rosa ed abbassare il monte ingaggi, dall’altro gli va imputata l’incapacità di reimpiegare i fondi risparmiati, specie nell’ultima sessione estiva di mercato. Per capire l’entità del capitale movimentato la scorsa estate, è sufficiente ricordare l’esborso resosi necessario per acquistare i cartellini di Koopmeiners, Nico Gonzalez e Douglas Luiz, costati la bellezza di oltre 130 milioni di euro. Ebbene, nessuno dei tre calciatori ha convinto, con prestazioni decisamente deludenti, per non dire inaccettabili in rapporto all’investimento sostenuto.

Vero è che la squadra è stata modellata a immagine somiglianza di Motta, ma altrettanto vero è che le scelte dei singoli interpreti portano la firma di Cristiano Giuntoli, il quale ha investito centinaia di milioni per giocatori non all’altezza. Inoltre, per far spazio a questi “illustri” innesti, si è deciso di rinunciare a senatori ed altri calciatori di prospettiva (si pensi a Miretti, Fagioli, Kean). Singolare è stata anche la gestione di alcuni casi, si pensi al trattamento, non proprio edificante, riservato a Federico Chiesa e a Danilo, dove è andato in scena il protocollo rigido e inflessibile di Giuntoli.
Responsabilità sono dunque da condividere, ma a pagare, è ancora una volta solo l’allenatore.

di Redazione
Cristiano Giuntoli Juventus news

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