Milan: duro confronto Cardinale-Pioli
La notizia più importante di ieri in casa rossonera è stata la conferma di Stefano Pioli che resta al suo posto nonostante il momento difficile che va avanti ormai da diverse settimane e la sconfitta contro il Borussia Dortmund che lascia pochissime chance al Diavolo di qualificarsi agli ottavi di Champions League. A rinnovare la fiducia al tecnico di Parma è stato Joseph Cardinale, proprietario del club che ieri si è presentato a Milanello per incontrare il tecnico emiliano. A riferirlo è questa mattina La Gazzetta dello Sport che spiega che non era una visita programmata, ma il numero uno di RedBird ha voluto ribadire personalmente il proprio sostegno all’allenatore milanista. Il vertice a tre tra allenatore, proprietario e l’a.d. Giorgio Furlani è durato un’ora e trequarti, durante il quale la società ha chiesto una reazione immediata già a partire dalla gara di sabato contro il Frosinone e soprattutto ha ribadito che il Milan non si può permettere di fallire l’obiettivo di arrivare tra le prime quattro in campionato. A meno che la situazione non precipiti nelle prossime settimane, avanti quindi fino a fine stagione con l’attuale allenatore, poi a fine maggio si tireranno le somme e verranno fatte tutte le valutazioni del caso per decidere se andare avanti con questa guida tecnica oppure cambiare. Se ormai questa Champions League è quasi andata, sarà fondamentale qualificarsi alla prossima edizione, altrimenti il destino di Stefano Pioli è già segnato. La società, prima ancora di aprire il processo, aveva considerato le attenuanti: l’allenatore non è colpevole se gli infortuni non gli permettono di avere la miglior squadra a disposizione. Una sequenza di guai muscolari che non pesa nella valutazione del tecnico e dello staff, ma che anzi li scagiona. La proprietà tende la mano all’allenatore, che sa di non poter più cadere: rialzarsi subito contro il Frosinone e poi procedere spedito. Nella corsa ai primi quattro posti della classifica non sono ammessi passi falsi. Finora ha trovato giustificazioni nella catena inarrestabile di infortuni e in qualche partita stregata. Ultima quella col Dortmund, giocata senza Rafael Leao e il vice acquistato in estate (Noah Okafor), con l’infortunio di Malick Thiaw che ha compresso la tenuta difensiva e prima ancora con il rigore fallito da Olivier Giroud. Senza vere alternative dietro e neppure in attacco. Restando alla Champions League, il Milan ha ben giocato altre partite, a San Siro con il Newcastle e poi in casa del Borussia, senza però riuscire a concretizzare le occasioni. Per il club non c’è prova che sia il lavoro dell’allenatore, e soprattutto i carichi dello staff tecnico, a incidere sul numero degli infortuni. Giudicato comunque spropositato, tanto da meritare un approfondimento della società. Il problema resiste irrisolto ormai da anni: ora che è diventato evidente, occorre studiarlo e risolverlo. Se non è Stefano Pioli, e non sono i suoi collaboratori (possono avere solo una parte di responsabilità), verificate in estate le condizioni dei nuovi acquisti, il motivo va comunque cercato a Milanello: vigilerà la dirigenza. Che a inizio stagione, da poco insediata, era intervenuta scegliendo di interrompere la collaborazione con Andra Milutinovic, preparatore serbo dai metodi giudicati ormai superati. Cambiare medici, preparatori o fisioterapisti, secondo la società, non metterebbe al riparo la squadra da nuovi problemi fisici. Vale anche per l’allenatore: cambiare in corsa sarebbe garanzia di successo? Oggi no, a meno che gli eventi non precipitino. La sostenibilità finanziaria del club, traguardo virtuoso che allo stesso tempo ha portato ai successi sportivi, non ammette in ogni caso spese folli per un nuovo allenatore. Non saranno contenti i sostenitori del partito Pioliout.
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