A undici anni da quel titolo vinto grazie ad Ibra, il Milan è di nuovo
campione d’Italia, ancora una volta con il contributo di Zlatan. I rossoneri non hanno fallito l’ultimo appuntamento
stagionale a Sassuolo, sbancando il Mapei Stadium per 3 a 0 e ottenendo così gli 86
punti necessari a vincere lo Scudetto, a due lunghezze dall’Inter.
Scudetto meritato perché è
stato al comando della classifica per 23 giornate, 14 delle quali da solo, e in
38 giornate non è mai andato oltre la seconda posizione. Meritato anche per la quantità di infortuni registrati nel corso della stagione.
Gli episodi chiave
Il Milan non è stato sempre costante: ha avuto 2 sbandamenti importanti:
a novembre, (1 punto in 3 partite fra derby, Fiorentina e Sassuolo), quando
sembrava che l’Inter sgusciasse verso la seconda stella; e poi, a inizio
aprile, col doppio pareggio con Bologna e Torino, che, invece, nell’occasione
permise all’Inter di rimettersi in scia. Tuttavia, nessuno di questi ha compromesso seriamente la possibilità di vittoria del titolo.
A risultare determinante, è stato senza dubbio il match-ball fallito dall’Inter a Bologna, per buona parte imputabile alla distrazione del secondo portiere Radu.
Se non fosse stato per quella sconfitta contro
il Bologna, partita in cui l’Inter ha disputato un’ottima prestazione, forse
adesso starebbe festeggiando l’Inter.
Gli uomini chiave
Il diciannovesimo titolo porta innanzitutto la firma
indelebile di Stefano Pioli: per capire l’importanza e l’enormità del suo
lavoro, bisogna riavvolgere il nastro e tornare agli albori della sua avventura
in rossonero. Stefano
Pioli arrivò dopo il tentativo affascinante e complicato di Marco Giampaolo: il Milan era confuso, le idee non
trovavano la terraferma, i giocatori si avvitavano per abitudini difficili da
cambiare, per richieste che mettevano in discussione un gruppo che non trovava
una definizione e forse non ne aveva.
Il tecnico parmigiano,
è bene ricordarlo, si mette alla guida del Diavolo con
addosso due etichette difficili da levarsi, soprattutto per chi fa il suo
mestiere: quella di traghettatore e quella – decisamente più pesante – di
perdente. Il percorso, insomma, sembra segnato ma lo sviluppo della trama,
stavolta, racconta una storia diversa. Quella di un allenatore che, entrato a
Milanello in punta di piedi, è diventato re.
Pioli, nei festeggiamenti, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Abbiamo meritato lo scudetto perchè ci
abbiamo creduto. I miei giocatori sono dei fenomeni. Siamo stati più continui
dell’Inter”.
Meriti da sottolineare sono anche quelli di Leao,
Maignan, Theo Hernandez, Tonali. Ma anche Kalulu, Krunic, Messias e Tonali. Un organico che, tuttavia,
veniva ritenuto inferiore alla rosa di Inter e Juve.